domenica 22 maggio 2011

My top 10 albums

Il criterio per l'ordinamento è dato da una combinazione di tre fattori: quante volte ho ascoltato l'album, quanto mi piace e quanto è stato importante musicalmente. Se avessi fatto la classifica ieri sarebbe probabilmente molto diversa, così come lo sarebbe se la facessi domani. Ma, tant'è, l'ho fatta oggi e quindi è così.

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10. Sonic Youth - Daydream Nation (1988)
01. Teen Age Riot
02. Silver Rocket
03. The Sprawl
04. 'Cross the Breeze
05. Eric's Trip
06. Total Trash
07. Hey Joni
08. Providence
09. Candle
10. Rain King
11. Kissability
12. Triology: a) The Wonder b) Hyperstation z) Eliminator Jr.




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9. Vampire Weekend - Vampire Weekend (2008)
01. Mansard Roof
02. Oxford Comma
03. A-Punk
04. Cape Cod Kwassa Kwassa
05. M79
06. Campus
07. Bryn
08. One (Blake's Got A New Face)
09. I Stand Corrected
10. Walcott
11. The Kid's Don't Stand A Chance





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8. The Clash - London Calling (1979)
01. London Calling
02. Brand New Cadillac
03. Jimmy Jazz
04. Hateful
05. Rudie Can't Fail
06. Spanish Bombs
07. The Right Profile
08. Lost in the Supermarket
09. Clampdown
10. The Guns of Brixton
11. Wrong 'Em Boyo
12. Death or Glory
13. Koka Kola
14. The Card Cheat
15. Lover's Rock
16. Four Horsemen
17. I'm Not Down
18. Revolution Rock
19. Train in Vain

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7. Clap Your Hands Say Yeah! - Clap Your Hands Say Yeah! (2005)
01. Clap Your Hands!
02. Let the Cool Goddess Rust Away
03. Over and Over Again (Lost and Found)
04. Sunshine and Clouds (And Everything Proud)
05. Details of the War
06. Skin of My Yellow Country Teeth
07. Is This Love?
08. Heavy Metal
09. Blue Turning Gray
10. In This Home on Ice
11. Gimmie Some Salt
12. Upon This Tidal Wave of Young Blood




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6. Joy Division - Unknown Pleasures (1979)
01. Disorder
02. Day of the Lords
03. Candidate
04. Insight
05. New Dawn Fades
06. She's Lost Control
07. Shadowplay
08. Wilderness
09. Interzone
10. I Remember Nothing






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5. The Beatles - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967)
01. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
02. With a Little Help from My Friends
03. Lucy in the Sky With Diamonds
04. Getting Better
05. Fixing a Hole
06. She's Leaving Home
07. Being for the Benefit of Mr. Kite!
08. Within You Without You
09. When I'm Sixty-Four
10. Lovely Rita
11. Good Morning Good Morning
12. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (Reprise)
13. A Day in the Life



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4. Beach Boys - Pet Sounds (1966)
01. Wouldn't It Be Nice
02. You Still Believe in Me
03. That's Not Me
04. Don't Talk (Put Your Head on My Shoulder)
05. I'm Waiting for the Day
06. Let's Go Away for Awhile
07. Sloop John B
08. God Only Knows
09. I Know There's an Answer
10. Here Today
11. I Just Wasn't Made for These Times
12. Pet Sounds
13. Caroline No
14. Hang on to Your Ego


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3. Neutral Milk Hotel - In The Aeroplane Over The Sea (1998)
01. The King Of Carrot Flowers Pt. One
02. The King Of Carrot Flowers Pts. Two & Three
03. In The Aeroplane Over The Sea
04. Two-Headed Boy
05. The Fool
06. Holland, 1945
07. Communist Daughter
08. Oh Comely
09. Ghost
10.
11. Two-Headed Boy Pt. Two

Ciò che rende In The Aeroplane Over The Sea un capolavoro assoluto è la sapiente descrizione dell'incredibile legame che Jeff Mangum ha stabilito con Anne Frank, nonostante i due non si siano mai incontrati a causa della distanza temporale che li separa. L'album è aperto da "The King Of Carrot Flowers", una canzone suddivisa in tre parti, delle quali la prima ci introduce al magico mondo in cui è ambientato l'album. La chitarra è ripetitiva, caratteristica ricorrente nell'album, e Mangum narra di un mondo che ipoteticamente Anne Frank avrebbe sognato. In The Aeroplane Over The Sea continua con l'omonima canzone, probabilmente il capolavoro dell'album. Con un insolito tempo in 6/8, la canzone riesce a essere allo stesso tempo malinconica e piena di speranza, e sembra quasi che Mangum stia cercando la spensieratezza necessaria a convincersi che tutto andrà bene. Parte del merito va anche al resto della band, che accompagna la sua voce in modo impeccabile, facendo uso di trombe, tromboni, cigolii e feedback di chitarra.
Altre due canzoni degne di nota sono "Holland, 1945" e "Two-Headed Boy", entrambe caratterizzate dalla potenza espressiva della voce del frontman: la prima è la canzone più "rock" di tutto l'album e ha un testo molto toccante "The only girl I've ever loved was born with roses in her eyes but then they buried her alive", accompagnato da una buona dose di rumore, che vuole forse esprimere rabbia per il destino di Anne, mentre la seconda è una canzone puramente folk, nella quale l'unico strumento utilizzato è, una chitarra acustica che accompagna un Mangum ormai disilluso.

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2. Joy Division - Closer (1980)
01. Atrocity Exhibition
02. Isolation
03. Passover
04. Colony
05. A Means To An End
06. Heart And Soul
07. Twenty Four Hours
08. The Eternal
09. Decades

In Closer Ian Curtis ci parla direttamente dall'oltretomba; il suo suicidio arriva infatti addirittura prima dell'uscita dell'album e, triste a dirsi, è proprio questo fatto ad impreziosire ulteriormente l'album. Curtis ci trascina con sé nella sua depressione cronica, nella certezza dell'ineluttabilità del suo destino. E' la lucidità con la quale parla della sua stessa morte a risultare davvero inquietante, e per certi versi pericolosa. Curtis era già sposato a 19 anni, anche se qualche anno più tardi, un po' per via del suo tradimento ai danni della moglie che aveva portato alla rottura, e soprattutto a causa dell'epilessia che lo affliggeva, Ian si suicida, lasciando la figlia di appena un anno. Nell'album ci è permesso di entrare nell'intimità di Curtis, che grazie ad una voce freddissima riesce ad esprimere al meglio quell'idea di sconsolatezza, disillusione ed apatia che caratterizza i Joy Division. Non c'è un solo cenno di speranza in alcuna delle 9 tracce di Closer.
Ognuno vive l'album molto soggettivamente, e questo rende difficile spiegare le emozioni fortissime scatenate dalle parole di un giovane suicida, ma si può affermare che il punto di forza dell'album, oltre alla già citata freddezza vocale, è la lentezza e la ripetitività ossessiva delle canzoni, che sembrano scandire i passi di una marcia inesorabile verso l'aldilà. Atrocity Exhibition apre con un ritmo tribale, e ci fa subito capire quale sarà il leitmotiv dell'album. Seguono Isolation, Passover, Colony, A Means To An End, Heart And Soul, 24 Hours, The Eternal e Decades, che vanno dal synth-pop al dark punk più nero, tutte comunque accomunate da un senso di claustrofobia e ineluttabilità.

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1. The Velvet Underground - The Velvet Underground & Nico (1967)
01. Sunday Morning
02. I'm Waiting For The Man
03. Femme Fatale
04. Venus In Furs
05. Run Run Run
06. All Tomorrows Parties
07. Heroin
08. There She Goes Again
09. I'll Be Your Mirror
10. The Black Angel's Death Song
11. European Son

In pieno periodo hippy i Velvet Underground realizzano l'album più influente della storia del rock e non solo. E' impressionante come Lou Reed e soci abbiano riassunto i successivi 30 anni di musica in un solo CD, e la loro musica ha influenzato i decenni successivi a tal punto che si può trovare qualcosa dei Velvet Undergound in ogni album uscito successivamente. I primi problemi per l'album provenivano dalla copertina che aveva preteso Andy Warhol, produttore e supervisore artistico della band; produrre in serie la famosa banana sbucciabile si rivelò molto più complicato e costoso del previsto e il lancio fu rimandato più volte. Come prevedibile, quando l'album finalmente uscì, si rivelò un fallimento completo; a quel tempo i Velvet Underground erano all'esatto opposto di dove la massa si stava muovendo: gli hippy erano sostenitori dell'amore libero, delle droghe leggere, dei vestiti colorati e della felicità spensierata, mentre i Velvet sono caratterizzati da sadomaso, eroina, vestiti neri e mal di vivere. Solo il tempo renderà giustizia all'album, e oggi è presente in ogni classifica che si rispetti. L'album inizia con Sunday Morning, una delle 3-4 canzoni pop tra le 11 tracce, nella quale un piano arpeggia note altissime e Lou Reed canta con la sua stessa voce sovrapposta più e più volte, tanto da renderlo quasi irriconoscibile. Si passa poi a un brano garage-rock, I'm Waiting For The Man, uno dei capolavori dell'album (anche se a dire il vero sono tutti dei capolavori), nel quale per quattro minuti di riff incalzante e ripetitivo, e in mezzo ai rumori distorti delle chitarre elettriche, Lou narra in prima persona del momento in cui aspetta "il suo uomo", ovvero il suo spacciatore. E' poi la volta di Femme Fatale, dove per la prima volta fa la sua comparsa la voce monocorde e fredda di Nico, modella tedesca fortemente voluta da Warhol. Il risultato è eccezionale, e Nico si presta benissimo all'immaginario di "femme fatale", ovvero una trappola per gli uomini, una donna che si diverte a far innamorare e spezzare cuori; la canzone vuole essere un avvertimento per gli uomini che rischiano di esserne irretiti:"You're written in her book, you're number 37, have a look". E poi il momento di Venus In Furs, nel quale viene fatto largo uso della viola elettrica e nel quale viene usata per la prima volta la tecnica della "ostrich guitar", che consiste nell'accordare tutte le corde della chitarra sulla stessa nota. 5 minuti di pura psichedelia. E' la volta di Run Run Run, canzone vagamente blues nella quale si susseguono piccoli soli di chitarra. E' ritmo di batteria che, per quanto semplice, fa "tirare" il pezzo, che risulta piacevole anche al primo ascolto. La semplicità della batteria, per inciso, caratterizza praticamente tutte le tracce dell'album; Maureen Tucker, il batterista, aveva infatti colto l'essenza del ritmo, e la cosa piacque molto a Lou. Segue poi All Tomorrow's Parties, il brano preferito di Warhol, nel quale torna in scena Nico. La canzone è accompagnata da una vena fortemente malinconica e solenne. La canzone successiva, Heroin, è IL capolavoro. Attraverso il racconto crudo delle iniezioni di eroina di Lou, traspare un male di vivere angosciante, in quello che è uno dei brani più politicamente scorretti della storia del rock. La canzone parte lentamente e per due volte accelera freneticamente e rallenta nuovamente per poi terminare nel delirio finale, sotto il rumore fastidioso quanto geniale e appropriato della viola elettrica. Il tutto è accompagnato da una batteria che scandisce le accelerazioni impedendoci di stare fermi. Segue poi There She Goes Again, che tanto per rimanere nel politically correct, suggerisce addirittura di picchiare la propria ragazza dopo essere stati lasciati. E' il momento di I'll Be Your Mirror, bellissima canzone d'amore pop scritta per Nico, la quale la canta con la giusta spensieratezza. Il titolo suggerisce la metafora che accompagnerà tutto il pezzo; "I'll be your mirror, reflect what you are, in case you don't know I'll be the wind, the rain and the sunset, to light on your door, to show that you're home". Le ultime due tracce, Black Angel's Death e European Son, sono ossessive, malate, addirittura cacofoniche, risultando a tratti inascoltabili, una guida per il movimento noise che sarebbe arrivato un paio di decadi più tardi.
L'intero album risulta estremamente moderno, e segna un cambio radicale nella musica. Nonostante molti ci abbiano provato, ogni tentativo di imitazione è fallito e The Velvet Underground & Nico rimane un album unico.

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Gli esclusi:

Arcade Fire - Funeral
Arctic Monkeys – Favourite Worst Nightmare
The Beatles – Revolver
The Beatles – Rubber Soul
The Clash - Sandinista!
The Clash - The Clash (U.K.)
Galaxie 500 - On Fire
Led Zeppelin - Led Zeppelin IV
Modest Mouse - The Moon & Antartica
Modest Mouse - We Were Dead Before The Ship Even Sank
My Bloody Valentine - Loveless
Nirvana - Nevermind
Pearl Jam - Ten
Pixies - Doolittle
Pixies - Surfer Rosa
Radiohead - OK Computer
Radiohead - The Bends
The Rolling Stones - Beggars Banquet
Sex Pistols - Never Mind The Bollocks
Smashing Pumpkins - Mellon Collie And The Infinite Sadness
The Smiths - The Queen Is Dead
The Strokes - Is This It
The Who - Tommy
The Who - Who's Next

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